La cannabis prima del proibizionismo
La cannabis è una pianta coltivata e utilizzata dall’uomo da secoli per scopi medici, religiosi e ricreativi. Tuttavia, nel corso del XX secolo, si è assistito a una crescente pressione per vietarne l’uso. In questo articolo, esploreremo la storia del proibizionismo della cannabis, dai primi divieti fino alla situazione attuale.
Il Marijuana Tax Act del 1937
Il Marijuana Tax Act del 1937 rappresenta un momento di svolta nella storia della cannabis negli Stati Uniti e segna l’inizio della lunga campagna di proibizione perpetrata dal governo americano. Questa legge ha avuto un impatto significativo sulla politica internazionale sulle droghe e ha rappresentato una risposta a molteplici preoccupazioni sociali, economiche e razziali. La legge era basata sulla convinzione che la cannabis fosse una droga “di razza inferiore” usata dalle minoranze etniche. Inoltre, l’interesse delle industrie cartacee, che vedevano la cannabis come una minaccia per la loro attività, ha contribuito a influenzare il processo di proibizione. Tuttavia, la principale preoccupazione era quella per la sicurezza pubblica. A quel tempo, i funzionari governativi e gli esperti in materia di droghe temevano che l’uso della cannabis potesse portare alla criminalità e alla violenza. Inoltre, l’idea che la cannabis fosse una sostanza pericolosa e che rappresentasse una minaccia per la salute pubblica era stata alimentata da campagne di stampa sensazionalistiche e da una propaganda anti-cannabis che associava l’uso della pianta a comportamenti immorali e pericolosi. Il Marijuana Tax Act del 1937 prevedeva una tassa sull’uso della cannabis, ma la tassa era talmente elevata da rendere di fatto impossibile l’uso della cannabis per scopi medici o ricreativi. Inoltre, coloro che volevano coltivare, vendere o possedere la cannabis dovevano registrarsi e pagare una tassa molto elevata. Questo impedì la ricerca medica sulla cannabis e limitò notevolmente la conoscenza scientifica sulla pianta.
L’ascesa del movimento hippie e la guerra alla droga negli anni ’60 e ’70
Negli anni ’60 e ’70, il movimento hippie negli Stati Uniti ha portato alla diffusione della cultura della cannabis e dell’uso di droghe psicoattive. La cultura hippie era caratterizzata da un forte senso di ribellione contro la società conservatrice e contro la guerra del Vietnam. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti ha reagito con la guerra alla droga, un’ampia campagna per reprimere l’uso e il traffico di droghe illegali, incluso l’hashish e la marijuana. Nel 1970, il presidente Richard Nixon ha istituito la Drug Enforcement Administration, un’agenzia governativa incaricata di applicare le leggi sulla droga. La guerra alla droga ha portato alla criminalizzazione dell’uso di droghe, compresa la cannabis, e ha avuto un impatto sproporzionato sulla comunità afroamericana e su altre minoranze etniche. La “guerra” ha portato anche a un aumento dei tassi di incarcerazione per reati legati alle droghe e a una diminuzione della fiducia nella polizia e nelle istituzioni governative.
La pressione internazionale per vietare la cannabis negli anni ’80 e ’90
Negli anni ’80 e ’90, la pressione internazionale per vietare la cannabis è aumentata notevolmente. Nel 1988, l’ONU ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti, che ha reso la cannabis illegale a livello internazionale. La convenzione ha portato a un aumento della pressione per vietare la cannabis a livello nazionale. Ciò ha portato a un aumento dei tassi di incarcerazione per reati legati alle droghe e alla creazione di una cultura della paura e dell’intolleranza nei confronti della cannabis.
La rivalutazione della cannabis negli ultimi anni: la tendenza verso una maggiore liberalizzazione
Negli ultimi anni, si è assistito a una crescente rivalutazione della cannabis. In molti paesi, si è verificata una tendenza verso una maggiore liberalizzazione della sostanza, con un crescente interesse per la sua potenziale utilità medicinale e il suo potenziale economico. Molti studi hanno dimostrato che la cannabis può essere utile per il trattamento di una vasta gamma di malattie e disturbi, tra cui dolore cronico, disturbi dell’umore, epilessia, disturbi del sonno e nausea associata alla chemioterapia. Di conseguenza, molti paesi hanno legalizzato l’uso medico della cannabis o hanno deciso di depenalizzarla per motivi medici. Inoltre, la crescente legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis in molti paesi ha portato a un crescente interesse per il potenziale economico della cannabis. La cannabis rappresenta infatti un’industria in crescita, con la creazione di posti di lavoro e l’incremento delle entrate fiscali. In molti paesi, si è verificato un aumento dell’interesse per la coltivazione, la produzione e la commercializzazione della cannabis. Questa rivalutazione della cannabis negli ultimi anni ha portato a un crescente sostegno per la sua legalizzazione a livello nazionale e internazionale. Inoltre, l’ONU ha iniziato a rivalutare la sua posizione sulla cannabis e sta attualmente valutando la possibilità di depenalizzarla a livello internazionale.